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Archive for 22 ottobre 2010

In visita a L’Aquila…

Scuola Media G. Carducci

La Scuola è stata rimessa in piedi in un modulo ad uso scolastico provvisorio (MUSP), ai piedi di una collina; la vecchia scuola è stata distrutta anch’essa dal sisma e i circa 500 ragazzi adesso cercano la normalità tra queste mura di un prefabbricato, perché, per fortuna, la Scuola sono loro: i ragazzi, i professori, il preside, il personale non docente, gli amministrativi.

C’è la voglia di ricominciare, studiando e continuando il percorso formativo per crescere e formarsi come persone capaci di futuro.

L’Aquila avrà bisogno di loro, di tutti loro. Quarrata ha raccolto dei denari e ciò è servito ad acquistare il necessario per allestire una biblioteca: è stato bello vedere i ragazzi che sciamavano tra gli scaffali; è stato bello parlare con chi lavora a contatto con loro, persone che ci hanno accolto con grande affabilità, persone che amano il loro lavoro, che credono nei giovani.

Abbiamo visto un filmato sulla vecchia sede, mostrata con sofferenza e nostalgia, piena di libri, piena di ricordi, piena di quella vita che è stata sconvolta da un lunghissimo minuto  di terrore.

Li abbiamo invitati a Quarrata, nel caso in cui facciano una gita in Toscana, strappando loro una mezza promessa, che speriamo si traduca in realtà. Fare un gemellaggio tra Quarrata e la scuola media Giosuè Carducci sarebbe bello, per continuare un rapporto tra due realtà che si sono incontrate.

La città

Dignità e silenzio sono le parole chiave di un viaggio dell’anima in una città fantasma. Si cammina immersi in un centro storico che si intuisce essere stato bellissimo, circondati da transenne che limitano la zona rossa, ampia parte della città piene di macerie, con i palazzi pericolanti, tenuti su da impalcature che ne impediscono la caduta.

Colpisce il silenzio, irreale e inquietante,che ci sovrasta mentre ci si muove in un grande viale che taglia in due il centro storico, che tocca la Piazza del Duomo, dove stazionano, tristi e pacifici cani solitari. Salutano gentilissimi i militari che stazionano agli ingressi del corso principale, vicini alle loro camionette, unici ospiti, insieme alle forze dell’ordine, di una città sconvolta.

Pochi bar aperti. Qualche operaio nei rari cantieri aperti in una situazione dove ciò che conta  è evitare ulteriori danni; siamo lontani anni luce dalla normalità.

Si sosta di fronte alla Casa dello Studente, smembrata, sbriciolata, dove si vedono stanze squarciate con gli armadi e i letti alla vista di tutti: questo luogo è diventato il simbolo della vita spezzata e della richiesta di verità e giustizia. Alla recinzione sono attaccate le foto dei ragazzi che sono rimasti vittime del crollo, ci sono magliette messe lì da giovani di tutta Italia, ci sono lumini, peluche, fiori, ci sono piccoli monumenti.

La memoria non vuole essere cancellata, la memoria vuole resistere perché è giusto così, perché non ci può essere perdono senza giustizia, perché non deve succedere più una tragedia così assurda e ingiusta. Le macerie della casa dello studente sono un luogo sacro, dove si provano insieme una grande commozione e un’immensa tristezza. Lungo la via principale hanno messo alle recinzioni dei nastrini verdi e neri, uno per ogni morto, su qualcuno dei quali c’è anche un nome scritto a penna da qualche amico. Per noi sono molti, troppi i morti, per qualcuno sono stati figli, genitori, fratelli, zii, amici: il dolore di una tragedia immane.

Si incontrano anche molti cartelloni, foto di com’era e di come è diventata L’Aquila, scritte che chiedono la normalità della vita quotidiana, infatti c’è chi vive in casette prefabbricate, chi in albergo, chi ha potuto far ritorno alla vecchia abitazione, se non è stata troppo danneggiata.

L’Aquila chiama tutti alla responsabilità di non lasciarla sola, il senso di responsabilità e la solidarietà non deve farci dimenticare nessuno di loro.

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